Sarà che riguarda un Palermitano, anche se ormai da diversi anni lontano dalla sua terra, ma questo storia della Greenrail e della perseveranza del suo fondatore Giovanni De Lisi mi ha proprio appassionato.
Una scelta coraggiosa
Sapeva già cos’era un impresa perché è il settore di famiglia quello in cui poi ha deciso di far partire la sua attività. Ma inizialmente l’idea di fare il professionista lo aveva attirato. È bastato qualche mese di frequenza all’Università per capire le conseguenze della scelta che aveva fatto. Avrebbe dovuto trascorrere diversi anni di studio e gavetta per conquistare uno spazio in un mercato orami diventato molto affollato. Ma non era tanto questo il problema. Giovanni di energia ne ha e sa come gestirla. Semplicemente l’idea di lavorare tra ufficio e tribunale non lo fa impazzire. Anzi. Lo affliggeva. Così decide di lasciare lo studio.
L’esperienza nell’azienda di famiglia
Givanni ha comunque tanta voglia di cominciare a spendere la sua energia e avendo il papà imprenditore chiede di poter fare esperienza nell’azienda di famiglia. Il papà ha un’azienda di costruzioni e manutenzioni di linee ferroviarie e non vuole rendere facile l’ingresso a lavoro del figlio. Così pur permettendo di entrare a Giovanni in azienda gli affida un compito impegnativo. In tuta arancione, come un operaio qualsiasi, a manutenere le ferrovie a Busto Arsizio con i turni di lavoro dalle 10 di sera alle 6 del mattino.
Malgrado l’esperienza di lavoro dura per Giovanni è la scoperta di mondo affascinante che però considera statico da troppi anni. Il trasporto infatti su rotaie in questi anni è tutt’altro che in calo. Al contrario è in pieno rilancio. Grazie alle alte velocità infatti c’è un grande rinnovamento ma le traverse sono fatte come si fa de sempre in calcestruzzo. Costose sia per la produzione che per la manutenzione.
Un’idea del cavolo
L’esperienza lavorativa è servita a svegliare la vena imprenditoriale di Giovanni. È possibile costruire un prodotto con la stessa funzione più economico e con minor impatto ambientale?
Trova una soluzione. L’idea è tanto semplice quanto rivoluzionaria per il settore. Produrre le traverse con esattamente la stessa funzione di quelle in calcestruzzo con materiale plastico riciclato. Con il risultato di ottenere un prodotto più economico e che riduce l’impatto ambientale.
Sebbene Giovanni fosse entusiasta dell’idea. La reazione dei primi tra gli amici e del settore è del tutto scoraggiante. Che idea del cavolo!, Non si può fare, e altre versioni della stessa musica.
La perseveranza
Malgrado le tante persone vicine e meno vicine a lui abbiano continuato a dissuaderlo il neo imprenditore è deciso ad andare avanti. Così nel 2012 fonda una nuova società dal nome Greenrail. Ma gli aspetta un percorso non facile. Individua come sede il Polihab l’incubatore del Politecnico di Milano, dove intanto si è trasferito.
Non sapeva cosa fosse una startup, ma gli sembra un buon posto dove stare per realizzare i primi prototipi e iniziare i primi incontri di business per ottenere le prime commesse.
Sono tre anni durissimi in cui riesce recuperare qualche spicciolo da finanziatori nazionali ed esteri ma le risposte non arrivano. Fino al 2016 è un susseguirsi di “no”. Il progetto piace al mondo delle startup e Greenrail fa parlare di lei negli ambienti delle startup ma di trovare mercato per la sua idea niente da fare. Eppure ormai ha girato il mondo in lungo e in largo per lanciare le prime produzioni.
E malgrado i no Giovanni continua ad investire. Ha costituito una squadra con una decina di ingegneri per continuare a migliorare il prodotto, anche ampliandone le funzionalità. Le traverse infatti presto oltre ad essere prodotte con materiale riciclato sono in grado di produrre energia elettrica.
La prime soddisfazioni e il successo
Malgrado i tanti “no” sul mercato l’azienda piace ottiene prima qualche finanziamento più consistente per poter continuare a promuovere e migliorare il suo prodotto.
La Greenrail ormai è un’azienda nota del mondo delle startup con un unico grande neo: non fattura.
Il 2018 inizia con due grandi notizie per Greenrail. Vince il premio italiano come startup e dell’anno e finalmente ottiene la prima commessa da 75 milioni di euro. Il primo cliente americano gli ha appaltato la fornitura delle sue traverse per 15 anni consentendogli di cominciare con la costruzione del primo stabilimento.
È chiaramente il risultato di un lavoro che gli è costato tanta energia ma che si aspetta sarà a questo che si aprirà anche in altri paesi nei prossimi mesi.
Perché non in Italia?
È proprio una tipica storia di successo di impresa italiana e mi fa ancora più piacere che sia di origine Palermitana.
Mi resta una domanda nella mia testa a cui non riesco a rispondermi: perché non ha trovato mercato in Italia? Perché un prodotto con caratteristiche innovative e con una offerta anche interessante dal punto di vista economico, dato che le traverse Greenrail costano meno delle tradizionali non sono state introdotte nel mercato italiano?